Canova e Mozart

Wolfgang Amadeus Mozart nasce a Salisburgo il 27 gennaio 1756, figlio di Leopold Mozart, violinista nell’orchestra di corte del principe arcivescovo. Ultimo di sette fratelli; è l’unico a rimanere in vita assieme alla sorella Maria Anna, detta Nannerl.

Intorno al 1770 l’influenza culturale italiana è notevole, non solo in campo musicale ma anche teatrale e letterario. Questo porta il giovane Mozart a compiere, dal dicembre 1769 al marzo 1773 ben tre viaggi in Italia in compagnia del padre.

Il primo viaggio comprende importanti tappe presso città quali Verona, Mantova, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Torino, Padova e Venezia.

Nel secondo viaggio in Italia, dall’agosto al dicembre del 1771, viene rappresentata a Milano la sua serenata teatrale “Ascanio in Alba” su testo di Parini, opera che riscuote grande successo.

Dall’ ottobre 1772 al marzo 1773 (16-17 anni) torna in Italia con l’occasione di mettere in scena a Milano un’altra opera il “Lucio Silla”, ma l’intento è anche quello di trovare sistemazione presso una corte italiana; speranze deluse dopo i tentativi presso l’arciduca Ferdinando governatore della Lombardia e presso il duca Leopoldo di Toscana.

Nel contempo un’altra grande figura sta emergendo nel territorio nazionale nel campo delle arti figurative.

Si tratta di Antonio Canova, nato a Possagno nel 1757 e destinato a divenire il massimo esponente del Neoclassicismo. È figlio di Pietro, scultore e provetto intagliatore di marmi. Nel 1768 (a soli 11 anni) entra nello studio dello scultore Giuseppe Bernardi detto Torretti a Pagnano d’Asolo e lo segue poi a Venezia. Lavora come aiutante in cambio del vitto e 50 soldi al giorno. Nelle ore di libertà frequenta la Galleria Farsetti (collezione di opere minute di capolavori di scultura antica, rinascimentale e barocca) e l’Accademia entrando in relazione soprattutto con il pittore Giambattista Mengardi.

E’ leggendaria la bravura di Canova bambino nel modellare. A 16 anni realizza statuette di alabastro, canestri di frutta in marmo, rilievi per l’altare della chiesa di San Vito di Altivole, due lottatori in terracotta e poco dopo le sue prime 2 statue in grandezza naturale, in pietra di Custoza, “Orfeo e Euridice”.

Si può ipotizzare un parallelo tra queste due menti geniali. Si tratta di due “contemporanei, figli d’arte”, superstiti di una spietata selezione naturale.

In entrambi c’è un intelletto straordinariamente e precocemente sviluppato, genialità creativa e ferma, grande fecondità di produzione con un’ influenza del gusto del tempo (il Barocco al suo lento tramonto e l’Arcadia), l’interesse per i temi storici, la mitologia, i bagliori dell’Illuminismo e Enciclopedismo (non frequenteranno mai nessuna scuola; educazione familiare, amicizie importanti, incontri e stimoli). Canova frequenterà solo la scuola di nudo all’Accademia di Venezia.

Due artisti dalle umili origini socio-economiche che vengono a trovarsi in stretti rapporti con le più importanti gerarchie politiche e religiose, per le committenze e il pagamento delle produzioni.

Anche dal punto di vista familiare i due sono segnati da problemi con la figura paterna, in Mozart assillante e forse oppressiva, in Canova del tutto assente (rimase orfano a 4 anni) se si eccettua la presenza sostitutiva del nonno autoritario nel primo decennio di vita.

E’ interessante notare che probabilmente a Venezia, ove Canova viveva in quegli anni giovanili, vi sia stato un possibile punto d’incontro. Dato che a Canova piaceva molto la musica, è possibile che con la famiglia Falier abbia partecipato ai concerti che Mozart eseguiva a spron battuto come virtuoso.

Non mancano nessi anche dal punto di vista dei rapporti con il Pontefice. Come Mozart, anche Canova sarà insignito dell’onorificenza dello “Speron d’Oro” da Papa Pio VII (la preziosa croce d’oro è conservata in una vetrina nella casa di Possagno). Papa Clemente XIV, che rende onore a Mozart, è oggetto della prima grandiosa opera scultorea di Canova posta nella Basilica dei SS. Apostoli a Roma, il famoso “Deposito Ganganelli”.

Tutti i biografi raccontano che il giovane Wolfgang Amadeus conduce una vita frenetica e movimentata, lo si può immaginare sempre in viaggio: Monaco, Vienna, Praga, Dresda, Lipsia, Berlino, Francoforte, Bonn, Bruxelles, Parigi, Londra, Chelsea, L’Aia, Amsterdam, Utrecht, Zurigo, Augusta, Mannheim.

E’ costantemente assillato dallo snervante impegno di vendersi sul mercato musicale: lezioni, concerti, composizione su commissione, chiese, salotti, corti, teatri, tragedia e commedia, dolore e morte, contrapposti a comicità e feste allegre, sacro e profano, religione e massoneria, una continua sperimentazione di tutti i generi musicali: melodramma, sinfonia, arie, suonate per diverse strumenti, opere serie e buffe, musiche per le diverse occasioni della vita religiosa, universitaria e mondana delle corti, per il carnevale e i funerali, polifonia, oratori, messe, lieder, cantate, serenate teatrali per nozze prestigiose, perfino canzoni popolari e melologhi (nuova forma musicale sviluppata da George Anton Benda, recitazione parlata accompagnata da musica strumentale).

Mozart stringe rapporti amichevoli con i più importanti musicisti del suo tempo: Johann Christian Bach, figlio minore del sommo Johann Sebastian; Friederich Abel, il sopranista Giovanni Manzuoli che gli da lezioni di canto, padre Martini a Bologna, Piccinni, Sammartini, De Majo, Paisiello, Muzio Clementi, Willibald Gluck che gli sarà prodigo di lodi (nel 1787 il 7 dicembre Mozart è a Vienna e viene nominato compositore di corte in sostituzione di Gluck appena deceduto, per 800 fiorini l’anno, invece dei 2000 percepiti da Gluck), Joseph Haydn scriverà al padre di Mozart, Leopold: “Le dico davanti a Dio, da uomo onesto, che suo figlio è il più grande compositore che conosca di persona e di nome”. Haydn, Mozart e Canova, sono oltremodo legati dalla frequentazione della fastosa corte degli Esterhazy a Eisenstadt, alta nobiltà viennese.

Mozart avrà una movimentata vita sentimentale; sono note le sue passioni delle quali forse l’unica documentata è quella per la giovanissima cantante Aloisia Weber, sorella della futura moglie Costanza, sposata il 4/8/1782 a 26 anni.

Un altro forte vincolo di amicizia che lo lega all’Italia è il suo librettista, il cenedese Lorenzo da Ponte che conosce a Vienna nel 1783 che per lui compone i versi delle “Nozze di Figaro”, del “Don Giovanni” e dell’opera “Così fan tutte  ossia la scuola degli amanti”.

La sua ultima composizione è il Requiem in cui esprime il suo spirito religioso; il lavoro è circondato di mistero perché è legato strettamente alla morte del musicista: è un suo presagio, è misterioso il committente, è misterioso il sospetto avvelenamento da parte del rivale Salieri. E’ intorno al capezzale che ha luogo, il 4 dicembre 1791, l’ultima prova del Requiem in cui Mozart canta la parte del contralto.

Morirà il giorno seguente all’età di 35 anni.

Anche Canova viaggia moltissimo, in considerazione dei tempi e dei modi ma qualche anno dopo Mozart. Frequenta le stesse corti: Vienna, Praga, Dresda, Berlino, Monaco, Parigi e Londra.

Nel dicembre 1780, Canova si stabilisce definitivamente a Roma, il tipo di lavoro è però diverso e richiede stanzialità.

Anche Canova insegue una committenza a livello dei regnanti, dell’alta borghesia e nobiltà dato che le sue sculture sono di altissima qualità, beni di lusso voluttuari che solo l’alta società può permettersi.

Leggendo nelle biografie un illustre personaggio li accomuna di sfuggita: il duca Albert von Sachsen-Teschen governatore generale dei Paesi Bassi austriaci, festeggiato a Schönbrunn con musiche di Mozart nel 1786. Canova gli fornirà il grandioso mausoleo per la defunta moglie Maria Cristina agli Agostiniani di Vienna, inaugurato nel 1805.

La musica è più difficile da piazzare perché è labile, effimera, richiede una forma laboriosa per essere fruita, strumentisti, cantori, luoghi dedicati, strumenti preziosi e delicati, lungo tirocinio per esiti soddisfacenti; richiede un movimento complicato di persone; riguarda l’unico senso dell’udito, che è di grande fragilità, richiede silenzio, tranquillità psicologica, stati d’animo confacenti; è di fatto materia di grandi soddisfazioni spirituali e di scarsa resa economica; Mozart vivrà dignitosamente, ma morirà povero. Canova invece maneggia il marmo materia per occhi e tatto, grande fatica fisica per opere durevoli e immediatamente fruibili, simbolo efficace di immortalità, meno problematico è il controllo della domanda, Canova sarà osannato e coperto di soldi.

Nella vita sentimentale, Canova è di una prudenza assoluta; false sono le voci che lo ritraggono insensibile al fascino del gentil sesso. Il suo dedicarsi totalmente al lavoro non gli ha dato modo di instaurare un legame duraturo, di avere una famiglia e dei figli. La pubblicazione dell’epistolario farà emergere questo lato un po’ misterioso dell’intimità affettiva dell’artista, si sa fin d’ora che almeno 5 sono state le donne che lo hanno “sedotto”: la De Custine, la Stolberg, la Recamier, la Tambroni e la Armendariz, dopo i due amori giovanili per Laura Bastasini e Domenica Volpato.

Antonio Canova ama la musica, ed è in sintonia con i suoi contemporanei: quando può va a teatro e confessa di amare dell’opera soprattutto gli intermezzi di ballo.

Esso infatti diviene presto straordinaria fonte di ispirazione per opere scultoree di un artista affascinato dalla musica e da tutto ciò che le è complementare. Armonia di proporzioni, agilità, grazia di forme, bellezza di corpi in movimento furono tradotti in una grande quantità di “pensieri delineati a lapis” in delicatissimi appunti a tempera definiti da Cicognara quanto di più bello può rappresentare l’arte del ballo, nei grandiosi e complessi bassorilievi della “danza dei Feaci” e della “danza di Venere con le Grazie”; nei perfetti esemplari di grazia muliebre e delle tre ballerine “Danzatrice con le mani sui fianchi”, “Danzatrice col dito al mento” e “Danzatrice con cembali” vera triplicazione di Venere e anticipazione del capolavoro delle “Tre Grazie”, nella bella musa della musica “Tersicore”, nella graziosa tela della “Citareda”, nell’“Amorino” che suona la cetra seduto accanto alla Naiade e nelle movenze aggraziate della “Ebe”.

Questa passione per la musica è ben nota ai suoi compaesani “Posagnoti” che lo accolgono nei suoi rientri in paese con musica e canti per renderlo visibilmente felice, sereno, disteso, in pausa ristoratrice, in riposo da una vita frenetica.

Alla stregua di Mozart, anche Canova terminerà la sua produzione artistica con opere di ispirazione religiosa, la deposizione di Cristo o Pietà, le metope e il Tempio che sarà l’unico tema delle sue ultime volontà sul letto di morte.

Canova morirà il 13 ottobre 1822 all’età di 65 anni.

Anche qui un tenue filo tiene ancora unite le vicende di Canova e Mozart. A rendere veramente solenne l’apoteosi funeraria di Canova a Roma nella Basilica dei SS.Apostoli il 23 gennaio 1823 (3 mesi dopo la morte) è la messa da Requiem accompagnata da due orchestre dirette dal maestro Terziani. La musica era di Nicolò Jommelli, il celebre musicista italiano che la famiglia Mozart, nel suo lungo viaggio attraverso l’Europa nordoccidentale degli anni 1763/66 non manca di visitare e frequentare a Ludwigsburg.

Marcello Cavarzan

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